Dove si trova il Borgo di Clanezzo
Clanezzo è un antico borgo medievale, situato in posizione affascinante, alla confluenza di tre valli bergamasche Val Brembana, Val Brembilla ed Valle Imagna, e di due fiumi, l’Imagna e il Brembo. Dista circa 16 Km. da Bergamo. Imboccata la strada per la Val Brembana, all’altezza di Sedrina, si troverà uno svincolo che indica “Ubiale“, seguendo i cartelli, si arriverà a destinazione. Lo si può raggiungere anche da Almenno San Salvatore.
Un sito di notevole rilevanza storica e archeologica
Il Borgo di Clanezzo che oggi conta circa 1.400 abitanti, fu un sito di rilevante importanza per i suoi antichi abitanti e per la storia bergamasca. Questo territorio è stato abitato almeno dal 10.000 a.C., come testimoniano alcuni reperti del Paleolitico Superiore ritrovati in alcune località (Piane o Castello, grotte di Costa Cavallina, Piana di Bondo o in quelle denominate Büs dei Cornei e Büs di Laür), sulla Collina di Duno nel comune di Clanezzo il ritrovamento di un “oppidum” di origine celtica, appartenente alla I° Età del Ferro, antecedente pertanto alla conquista romana dell’area.
I Romani governarono la zona per quattro secoli; si pensa che nell’area dove oggi sorge la Chiesa di San Gottardo, vi fosse una necropoli poichè furono trovate tombe quadrate e chiuse da tegoloni contenenti fittili, ossa calcinate e una borchietta metallica ageminata.
Lungo le rive del Brembo sono state ritrovate delle monete del basso Impero e in località Castello alcuni frammenti di terracotta. Lungo la mulattiera che unisce Clanezzo ad Ubiale nella zona del “Ponte della Sposa” fu scoperta una sepoltura che ha fatto pensare che gli insediamenti romani si spingessero fino a Zogno e che una strada, passando per Ubiale, li collegasse ad Almenno.
Un Borgo incantevole tra storia e natura
Visitare oggi il Borgo di Clanezzo significa immergersi in un’incantevole atmosfera che rimanda a tempi passati, un fantastico paesaggio naturalistico ed archeologico. Dell’antico castello che si ergeva sulla rupe del Monte Ubione restano oggi poche tracce. Ai tempi della Serenissima, il borgo ghibellino parteggiava per i Visconti, nemici della Repubblica Veneta, che giunse al limite della sopportazione e decise di porre fine alle scelleratezze ghibelline. A quel tempo, Ubiale si chiamava Brembilla Vecchia, oggi scomparsa poichè nel 1443 Venezia la rase al suolo, imprigionando tutti i capi famiglia a Bergamo mentre al resto della popolazione vennero concessi tre soli giorni per sgomberare il territorio (18 villaggi della Valle Brembilla). Fu una diaspora, che portò gli abitanti originari a stanziarsi a Milano, dove pullulano ancora cognomi come Brembilla o Brambilla. Il Castello venne distrutto anch’esso e soltanto quattro secoli dopo si riscoprirono le sue rovine; oggi vi ha sede un Hotel.
Il Ponte di Attone, il Porto, la Dogana e il più moderno Ponte sospeso…
Percorrere l’antico Ponte di Attone è un’esperienza magica, immerso nel verde della boscaglia e realizzato interamente in pietra grezza, unisce Clanezzo ad Almenno, fu fatto costruire per volontà del conte di Lecco Attone di Guiberto, da qui, guardando in basso si vede scorrere il fiume, a volte lento a volte burrascoso, in alto il più recente ponte che sa di modernità, mentre rimandano ad un passato più lontano l’antica Dogana e il Porto. In un paesaggio un po’ spettrale, ma sicuramente suggestivo… Nella casa che oggi è nota come Dogana, stava un “doganiere” con le stesse funzioni del custode del porto, per coloro che giungevano al borgo tramite la Valle Imagna. Tracce di un passato che non esiste più.
Ma esiste una sorprendente opera che unisce oggi la sponda destra e sinistra del fiume Brembo, un tempo chi giungeva a Clanezzo tramite essa, era tenuto a pagare un pedaggio ad un custode che ne controllava il transito. Si tratta di una passerella sospesa sull’acqua! Un ponte edificato nel 1878 per volere di Vincenzo Beltrami, allora proprietario del castello, che prendendo ispirazione dai ponti tibetani, fece costruire un ponte sospeso, struttura che per questo motivo avrebbe poi preso il nome del “ponte che balla”. E’ uno dei primi esempi ottocenteschi di struttura realizzata con la tecnica delle funi portanti sulla riva , un ponte lungo 75 metri che è possibile attraversare facendosi cullare dal suo dondolio e che ancora oggi è ambita meta di passeggiate.
Casera Monaci
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